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La 12 edizione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale ricorre quest’anno dal 9 al 15 marzo.

L’evento, promosso dal World Action on Salt & Health, ha come tema “Hide and Seek” (nascondi e cerca) per richiamare l’attenzione della popolazione sul sale “nascosto” all’interno dei cibi e la necessità di “cercare” cibi con un contenuto ridotto.

La quantità di sodio da reintegrare con la dieta, in condizioni fisiologiche normali, è molto bassa e corrisponde a 0.25-1.5 g di sale al giorno (la punta di un cucchiaino); il consumo di sale raccomandato dall’OMS per la popolazione adulta sana è inferiore a 5 gr. di sale al giorno (negli anziani e nell’età evolutiva il limite di consumo di sale si riduce ulteriormente). Ciò non si applica in condizioni di estrema sudorazione, presenza di vomito/diarrea prolungati, terapie con farmaci che provocano perdite di sodio o altre patologie per cui è essenziale il parere del medico.

I dati dell’indagine condotta dall’Istituto Superiore di Sanità  tra il 2008 e il 2012 negli adulti di età 35-79 anni, mostrano invece un consumo medio giornaliero di sale pari a 10,6 grammi negli uomini e 8,2 grammi nelle donne; solo il 5% degli uomini e il 15% delle donne consumava meno di 5 g di sale al giorno.

L'aumento della produzione di alimenti sempre più elaborati, la rapida urbanizzazione e il cambiamento degli stili di vita stanno trasformando i modelli alimentari. Gli alimenti altamente processati (come piatti pronti, carni lavorate come pancetta, prosciutto e salame, formaggio, snack salati) sono sempre più diffusi ed economici. Questo comporta un aumento del consumo di alimenti ricchi di grassi saturi, grassi trans, zuccheri e sale.

Anche il pane rientra tra le principale fonti di consumo giornaliero di sale.

Il sale è la fonte primaria di sodio e un aumento del consumo di sodio è associato a ipertensione arteriosa e aumento del rischio di malattie cardiache e ictus. L’assunzione di sale è stata inoltre associata ad altre patologie cronico-degenerative, quali tumore dello stomaco, osteoporosi e malattie renali.

Consigli pratici per la riduzione del consumo di sale:

  • preferire alimenti freschi e non trasformati
  • aggiungere sempre meno sale quando si cucina ed eliminare la saliera dalla tavola
  • insaporire con le spezie il cibo e limitare il consumo di condimenti ricchi di sodio
  • leggere le etichette con attenzione preferendo cibi in cui il sale non superi i 0,3 grammi (corrispondenti a 0,12 di sodio) in 100 grammi di prodotto
  • scegliere pane sciapo e snack meno salati.

In Italia, il ministero della Salute ha stipulato, a partire dal 2009, Protocolli d’Intesa con associazioni dei panificatori artigianali e aziende dell’industria alimentare volti a ridurre il contenuto di sale nel pane artigianale e in alcuni prodotti industriali come pane, gnocchi confezionati, primi piatti pronti surgelati, zuppe e passati di verdure surgelati; queste azioni sono state rafforzate da ulteriori interventi di riduzione del contenuto di sodio che hanno coinvolto numerosi prodotti alimentari oltre a quelli rientranti nei citati accordi.

Presente come obiettivo centrale del Piano Nazionale della Prevenzione, la riduzione del 30% del consumo di sale entro il 2025 è uno dei nove obiettivi strategici del Piano d’Azione globale 2013-2020 dell’Oms per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili (“Global action plan for the prevention and control of NCDs 2013-2020”).

In occasione della Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale 2020, la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) ha lanciato la campagna ““Più salute con meno sale …e meno zuccheri”” richiamando l’attenzione sull’importanza di leggere le etichette dei cibi e preferire quelli meno ricchi di sale e zucchero per contrastare i danni prodotti dall’abuso di sale e zuccheri (eccesso ponderale, disfunzione endoteliale, aumento della pressione).