Un approccio nuovo all’insegna della coprogettazione e dell’analisi dei bisogni. Sono queste le linee guida che hanno indirizzato il lavoro della SC Psicologia dell’Asl di Vercelli che ogni anno propone alle scuole un ventaglio di percorsi legati alla prevenzione, alla salute e al miglioramento degli stili di vita con cui integrare l’Offerta formativa.
Nei giorni scorsi la Struttura ha presentato i dati di una ricerca che ha coinvolto 11 istituti e oltre 3mila studenti di Vercelli e provincia. L’hanno realizzata il dottor Alessandro Coppo, responsabile dell’Ambulatorio Adolescenti, e la dottoressa Raffaella Scaccioni, referente del progetto di Promozione alla salute, per approfondire, basandosi sui dati, la situazione dei ragazzi vercellesi dopo i lockdown e per rispondere con iniziative più mirate alle loro nuove esigenze specifiche.
Da anni la struttura di Psicologia propone alle scuole vercellesi un catalogo di attività per promuovere corretti stili di vita: il prossimo anno le proposte tra cui scegliere saranno 24. «Abbiamo scelto di introdurre un sistema di monitoraggio periodico, da ripetere anno per anno, per capire se gli interventi che si metteranno in atto andranno nella direzione giusta», spiegano Coppo e Scaccioni. Tra marzo ed inizio aprile le scuole hanno ricevuto il link ai questionari e inviato le risposte anonime degli studenti. «Hanno partecipato 6 secondarie di primo grado – proseguono i responsabili dell’indagine – e 5 scuole superiori, tra licei ed istituti professionali, per un totale di oltre 3mila studenti. Un campione che rappresenta circa un terzo del territorio; il tasso di risposta è stato del 68%, un risultato positivo che dimostra come l’indagine sia significativa e utile anche per gli enti locali del territorio per meglio orientare le azioni di prevenzione sulle politiche giovanili». Gli argomenti principali su cui si è concentrata l’attenzione del team di studio sono stati essenzialmente tre: gli stili di vita (attività fisica, alimentazione, consumo di sostanze); le relazioni con compagni ed insegnanti; il benessere psicologico.
Dai questionari, in particolare, appare evidente l’aumento della sedentarietà collegato alla diminuzione dell’attività fisica, soprattutto nella fascia tra gli 11 e i 13 anni, e del consumo di frutta e verdura che risulta adeguato solamente per il 15% del campione. Il 50% dei ragazzi si dichiara preoccupato per il proprio peso corporeo e per le frequenti sensazioni di ansia e di aumento della negatività, che coinvolge nella fascia dei 18enni più di un ragazzo su tre, un dato in sensibile aumento probabilmente collegato alle restrizioni della pandemia. Una buona notizia collegata al lockdown è invece il calo nel consumo di alcolici, anche perché ci sono state meno occasioni di incontro nei locali. Gli adolescenti passano più tempo sui social e al computer: il web è diventato un vero e proprio “luogo di vita” che durante il lockdown ha compreso l’apprendimento in dad, la socializzazione e lo svago. Sul fronte “digitale” si conferma un fenomeno da monitorare attentamente, il cyberbullismo, di cui il 20% degli 11enni e il 17% dei 13enni dichiara di aver subito almeno un episodio negli ultimi tre mesi.
«La valutazione attenta dei risultati – commenta il Direttore Generale dell’Asl Vercelli, Eva Colombo – rappresenta un elemento indispensabile per poter predisporre interventi modulati sulle esigenze dei ragazzi, che sono in rapida evoluzione. Le necessità sono differenti anche a seconda di dove i giovani vivono, in città o in piccoli centri, oltre che in base all’età e al contesto sociale. I percorsi di educazione e di sensibilizzazione sono anche un “avamposto” per prevenire e rendere gli studenti e le loro famiglie più consapevoli su molti temi, come il tabagismo, le dipendenze dall’alcol, le ludopatie, la prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, oltre che per veicolare stili di vita più corretti e salutari».