42 persone immunizzate tramite la sperimentazione del vaccino GRAd-COV2, prodotto dall’azienda bio-tecnologica italiana ReiThera, nel Vercellese non possono essere inserite nell’anagrafe vaccinale nazionale e di conseguenza ricevere il “Green pass”.
L’Asl di Vercelli rilancia l’appello, sottoscritto da tutti i Centri coinvolti nella sperimentazione, rivolgendo al Ministero della Salute e all’AIFA la richiesta di intervenire per non lasciare in un “limbo” i volontari coinvolti nella sperimentazione.
In Piemonte il Sant’Andrea di Vercelli e l’Amedeo di Savoia di Torino sono i due centri che hanno aderito alla sperimentazione: a Vercelli sono state coinvolte 72 persone, a Torino 18: dei volontari vercellesi, 42 hanno ricevuto il vaccino in sperimentazione e 26 il placebo. Questi ultimi, accantonata la sperimentazione in Italia, hanno poi ricevuto regolarmente un altro vaccino. Per gli altri resta una situazione di incertezza.
«Nei giorni scorsi ho sottoscritto la richiesta di inserimento nell’anagrafe vaccinale nazionale di tutti i soggetti a cui è stato somministrato il vaccino GRAd-COV2 contro il Covid 19 nell’ambito della sperimentazione di fase II Covitar - spiega il dottor Silvio Borrè, direttore della SC Malattie Infettive dell’Asl di Vercelli, promotore della sperimentazione - I dati preliminari di sicurezza e immunogenicità delle prime cinque settimane di studio, analizzati dal Safety Monitoring Board, Comitato indipendente per la valutazione della sicurezza, e dallo Steering Commitee, Comitato scientifico per la valutazione dell’efficacia, hanno mostrato un profilo favorevole. Per quanto riguarda l’efficacia, misurata come immunogenicità, i dati mostrano una sieroconversione del 93% dopo la prima dose e del 99% dopo la seconda dose. Il livello degli anticorpi è comparabile a quello misurato in un gruppo di riferimento di pazienti convalescenti dall’infezione Covid 19.
I volontari che sono stati sottoposti alla vaccinazione - prosegue Borrè - si trovano in una condizione in cui non è indicata, né necessaria una ulteriore vaccinazione per cui, se non inseriti nell’anagrafe vaccinale non potranno mai ottenere una carta “verde” di effettuata vaccinazione. Noi, come responsabili dei Centri clinici che hanno partecipato alla sperimentazione Covitar, supportata dagli enti regolatori italiani (AIFA), chiediamo che i nostri volontari che hanno risposto alla vaccinazione vengano inclusi nell’anagrafe vaccinale italiana e non siano discriminati per aver partecipato alla prima sperimentazione vaccinale italiana con grande entusiasmo, coraggio e fiducia nelle istituzioni e nel sistema sanitario nazionale»