Cos'è il percorso nascita?
Il percorso nascita individuale è l’armonica combinazione tra il programma assistenziale, illustrato nelle sezioni precedenti, e le scelte personali che la donna esprime nel corso della gravidanza e, in particolare al momento del bilancio di salute delle 36 settimane, per il suo parto e la nascita del suo bambino. Obiettivo è quello di aiutare la donna ad operare scelte informate cioè basate su informazioni scientificamente corrette e sul riconoscimento dei propri personali bisogni.
Le informazioni contenute in questa sezione possono esser approfondite con la lettura della sezione “Approfondimenti”
Contenuti della sezione:
• Incontri di accompagnamento alla nascita
• Sostegno in travaglio e parto
• Stile di accoglienza al neonato
• Donazione del sangue cordonale
• Promemoria delle scelte per il parto
• Adesione allo studio epidemiologico Ninfea
Incontri di accompagnamento alla nascita
Gli incontri di accompagnamento alla nascita comprendono incontri sia prima che dopo la nascita; essi offrono informazioni e ascolto sui bisogni della donna e della coppia, favoriscono la condivisione dell’esperienza con altre coppie e sostengono la donna nelle sue decisioni lungo tutto il percorso nascita.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea in particolare l’importanza che la coppia si confronti, oltre che con i professionisti del Percorso Nascita, anche con altre coppie di genitori.
La maternità, la genitorialità, non si imparano certo in un corso. Nella nostra società, in cui l’organizzazione della vita quotidiana porta ad un certo isolamento e gli scambi di esperienze sono ridotti, dedicare tempo al confronto interno alla coppia, poi con altre coppie, con altre donne e con professionisti esperti, consente di ridurre le ansie e le incertezze. I principali temi trattati nei gruppi sono: lo stile di vita sano in gravidanza, il legame mamma-bambino, le scelte per il parto, l’avvio e la durata dell’allattamento al seno, la contraccezione in puerperio, la promozione della salute in puerperio, la cura del bambino e l’organizzazione dei servizi per l’assistenza a mamma e bambino.
L’obiettivo degli incontri è quello di aiutare la donna e la coppia a:
• esplorare e comprendere le proprie emozioni e i cambiamenti fisici e sociali durante la gravidanza
• confrontarsi su aspettative e paure rispetto al travaglio, al parto e al successivo prendersi cura del bambino
• conoscere la fisiologia del travaglio, del parto dell'allattamento al seno
• conoscere le modalità per il sollievo del dolore in travaglio
• approfondire i dubbi che nascono da bisogni personali
• accrescere la fiducia nelle proprie competenze a far nascere e crescere bene il bambino
I corsi di accompagnamento prima della nascita (impegnativa n. 14) sono anche il momento in cui ci si può dedicare al corpo e alla sua preparazione fisica per il parto. Da un punto di vista fisico non si tratta di imparare delle tecniche, ma di sperimentare dei movimenti, delle posizioni, dei modi di respirare che al momento del travaglio/parto potrebbero essere una risorsa per affrontarne i diversi stadi.
Gli incontri con tutto il gruppo possono prolungarsi dopo la nascita (impegnativa n.15) per dare sostegno durante il puerperio ai neo genitori, per promuovere il tocco e il massaggio infantile come modalità che favoriscono il benessere e il legame genitori-bambino e per sostenere l’allattamento esclusivo al seno.
Corsi di accompagnamento alla nascita sono organizzati dai Consultori, dai Punti Nascita, da Enti Privati. Nei Servizi pubblici è gratuito alla presentazione della impegnative n°14 (prima della nascita) e n°15 (dopo la nascita).
Luogo del parto
In Piemonte il 98% dei neonati nasce presso i Punti Nascita degli ospedali regionali pubblici, il restante 2% a domicilio o presso strutture private.
In ogni ASL è presente almeno un Punto Nascita. Le caratteristiche di ciascun Punto Nascita sono descritte nella scheda dell'ASL. Alcuni dati relativi allo stile di accoglienza/assistenza alla coppia mamma-neonato dei singoli Punti Nascita sono consultabili sul sito della Regione Piemonte nei rapporti "Nascere in Piemonte"e "Promozione e sostegno all’allattamento al seno".
La scelta del luogo del parto è presa dalla donna. Per effettuare una scelta informata è bene discutere le diverse opzioni con il professionista che ha seguito la gravidanza. Il professionista potrà fornire il suo consiglio sulla base della sua esperienza diretta ma anche sulla base della conoscenza professionale delle caratteristiche dei diversi Punti Nascita.
I Punti nascita dell'ASL VC:
SC Ostetricia e Ginecologia Vercelli
SC Ostetricia e Ginecologia Borgosesia
Nei nostri Punti Nascita la donna è la protagonista, insieme al suo piccolo, del parto/nascita; gli operatori possono offrire la loro esperienza per accompagnarla durante il parto e nell’accoglienza al bambino. L’accoglienza che permette a mamma e bambino di stare insieme sin dalla nascita, condividendo le prime ore di vita e, successivamente, la camera di degenza (rooming-in) consente di mantenere l’intimità che ha caratterizzato i nove mesi precedenti e facilita la familiarità. Vivere la continuità della nascita, prendere appena possibile tra le braccia il proprio piccolo, metterlo al seno, accudirlo, permette tutti i cambiamenti ormonali che sono alla base del naturale instaurarsi del rapporto mamma-bambino e dell’avvio dell’allattamento.
Tra i possibili luoghi del parto vi è anche la propria casa. La donna che decide di far nascere a casa il suo bambino può ricevere dalla Regione Piemonte un rimborso parziale della spesa sostenuta per l’assistenza da parte di ostetriche libere professioniste, secondo lo specifico profilo assistenziale regionale, che si può richiedere al Consultorio. La scelta di partorire a casa comporta che la gravidanza abbia un decorso fisiologico e si preveda un basso rischio per il parto.
Sostegno in travaglio e parto
La conoscenza dei meccanismi fisiologici che regolano il travaglio, il parto, la nascita del bambino, l’allattamento al seno può essere utile a comprendere lo svolgimento naturale di tutte queste fasi.
Supporto in travaglio e sollievo dal dolore
E' dimostrato che avere un supporto continuo e un sostegno emotivo durante il travaglio in fase attiva, favorisce un’esperienza di parto-nascita positiva, meno dolorosa e promuove la salute di madre e neonato. Supporto in travaglio significa poter contare su aiuto, incoraggiamento, rassicurazione, conforto, comfort, presenza continua e continuativa di una persona di fiducia e di professionisti, per affrontare e vivere al meglio la fatica, la gioia, le paure e il dolore. La scelta di tale persona (partner, amica, madre, sorella, ecc.) va fatta accuratamente sulla base delle proprie esigenze e preferenze.
Un’ostetrica sarà presente per aiutare ad avere un parto sicuro e offrire supporto. Supporto in travaglio significa poter contare sulla presenza continua e continuativa di una persona di fiducia e dei professionisti, che offrono aiuto, incoraggiamento, conforto, comfort, per affrontare e vivere al meglio la fatica, la gioia, le paure e il dolore che accompagnano l’evento parto. Conoscere prima del parto il Punto Nascita e l’équipe ostetrica può essere utile per contenere l’ansia aggiuntiva legata alla estraneità del luogo.
L’ostetrica che segue il travaglio aiuterà la donna a riconoscere l’evoluzione fisiologica di quanto sta succedendo, attenta nello stesso tempo a controllare gli eventuali elementi devianti per capire se essi implicano qualche rischio per la donna o per il nascituro.
Nel travaglio il dolore ha caratteristiche del tutto particolari in quanto non è sintomo di malattia, ma esprime e promuove il naturale svolgersi del parto-nascita. La percezione del dolore del travaglio è un’esperienza soggettiva influenzata, in ogni singola donna, dalle condizioni fisiche, dalle emozioni, dalle circostanze sociali, culturali e assistenziali. Se la donna sta bene e il feto si presenta nella posizione giusta, di dimensioni adeguate al canale da parto, generalmente il dolore viene ben tollerato. Le risorse individuali della donna e la normale produzione degli ormoni che sostengono le contrazioni dell’utero e la discesa del neonato nel canale da parto nonché l’avvio del legame mamma-bambino permettono la fisiologica evoluzione del travaglio e ne rendono sopportabile il dolore.
Le strategie per contenere il dolore in travaglio possono essere di diverso tipo (naturale o farmacologico):
Senza utilizzo di farmaci
• continuità dell’assistenza durante la gravidanza e il parto
• rapporto “one-to-one” (una donna-un’ostetrica) al momento del travaglio-parto
• sostegno emotivo: comunicazione, informazione, ascolto, coinvolgimento nelle scelte
• azioni di sollievo: potersi muovere durante il travaglio, poter scegliere la posizione per il parto, un ambiente-parto confortevole, luci adatte, musica se gradita, massaggi fatti dal partner o dall’ostetrica
• immersione in acqua: bagno caldo in vasca o eventuale doccia calda
• tecniche di rilassamento
Queste strategie e tecniche, in generale, riducono il bisogno di farmaci per il sollievo dal dolore, la necessità di interventi medici per il parto (uso di ossitocina, episiotomia, taglio cesareo) e aumentano la soddisfazione della donna per l’esperienza vissuta.
Con l'utilizzo di farmaci
Tra quelle con utilizzo di farmaci la più utilizzata è l’analgesia peridurale che attraverso l’inserimento di un catetere (=tubicino) nella regione lombare della colonna vertebrale, permette di far giungere i farmaci analgesici nello spazio peridurale dove bloccheranno le fibre nervose che trasmettono la sensazione di dolore associato alle contrazioni dell’utero. L’analgesia peridurale è disponibile solo in alcuni Punti Nascita attrezzati e richiede una visita anestesiologica per la valutazione preliminare, alcuni esami specifici per l’anestesia e l’espressione del consenso informato da parte della donna.
In alcuni casi l’anestesia peridurale può risultare controindicata: sarà l’anestesista presente al parto a valutarne in ultima istanza la fattibilità.
La donna che intende scegliere l’analgesia peridurale deve avere presente che è efficace nel ridurre il dolore in corso di travaglio e può essere indicata in alcune patologie o a supporto di alcuni interventi assistenziali. Tuttavia essa può comportare alcuni svantaggi: aumenta la probabilità di parto vaginale operativo nonché la probabilità di uso endovenoso di ossitocina in travaglio; aumenta la probabilità di rialzo della temperatura; richiede un monitoraggio più frequente e più intensivo delle condizioni materne e fetali (cardiotocografia, valutazione di pressione e temperatura materna); aumenta il numero di neonati sottoposti a valutazione e trattamento antibiotico a causa della febbre materna.
Alimentazione in travaglio
Durante il travaglio si consumano molte energie; conviene dunque assecondare il proprio desiderio di bere e di mangiare cercando di preferire piccoli pasti di facile digeribilità, compatibilmente con le proprie condizioni cliniche.
Modalità del parto
In un decorso fisiologico il neonato e la mamma si predispongono ad un parto per via vaginale.
E' dimostrato che con il parto vaginale spontaneo si ha:
• minore dolore dopo la nascita
• ripresa più facile dopo il parto
• maggiore autostima
• migliore relazione con il bambino
• minore frequenza di depressione dopo il parto
• bambino più calmo
• migliore esperienza rispetto all’allattamento
• minor frequenza di infezioni dopo il parto sia per la donna che per il neonato
La donna a termine di una gravidanza decorsa senza problemi, con il feto in presentazione cefalica (cioè quando la testa è la prima parte che compare al parto) e con il travaglio che inizia spontaneamente, ha un’alta probabilità di partorire spontaneamente per via vaginale.
In presenza di presentazione podalica (il sederino è la prima parte che compare) o di spalla, oppure se la placenta è inserita in modo da costituire un rischio per il parto (placenta previa centrale) o, ancora, in presenza di alcune patologie materne e/o fetali (esempio: preeclampsia, HIV positivo, feto molto grosso, ecc.) la probabilità di un cesareo è elevata.
In queste situazioni si rende necessario un percorso assistenziale specifico per il “cesareo programmato” che prevede esami aggiuntivi, visita anestesiologica, programmazione della data dell’intervento.
Il taglio cesareo è un intervento chirurgico (incisione dell’addome e dell’utero). La durata dell’intervento oscilla mediamente tra i 25 e i 45 minuti e dipende dalle difficoltà tecniche che si possono incontrare durante l’esecuzione; l’intervento solitamente viene praticato in anestesia peridurale (che blocca la sensibilità nella zona dell’intervento rimanendo la madre sveglia) e, in alcuni casi, in anestesia generale (blocca la sensibilità solo nella zona dell’intervento permettendo alla mamma di essere sveglia durante la nascita del suo bambino).
Gli effetti collaterali del cesareo che è opportuno conoscere sono:
• degenza più lunga in ospedale
• più dolore e riduzione della possibilità di muoversi e di accudire personalmente il proprio bambino nei giorni successivi alla nascita
• maggior rischio di infezione
• maggior rischio di anemia
• maggiori difficoltà nell’avvio dell’allattamento e della relazione con il bambino
• rischio aumentato di mortalità materna
• rischi per le gravidanze successive: maggior frequenza di placenta previa (posizione della placenta che impedisce il passaggio del feto nel canale del parto), rottura d’utero, ecc.
Il parto spontaneo vaginale è sempre stato più sicuro per la mamma ed è così anche oggi, nonostante il miglioramento delle tecniche chirurgiche e di supporto.
Alcuni problemi di salute materni e/o fetali in gravidanza o in travaglio (es. distacco di placenta, segni di sofferenza fetale) possono rendere necessario un “cesareo in urgenza”.
In casi molto particolari la donna, in assenza di problemi di salute propria o del bambino, per ragioni personali come ansia, paura, precedenti esperienze negative, potrebbe pensare di ricorrere al taglio cesareo. Queste situazioni meritano di essere discusse con l’ostetrica e con il ginecologo ed eventualmente con uno psicologo per giungere ad una scelta consapevole.
Posizioni in travaglio e parto
Non esiste un’unica posizione raccomandata per il travaglio e il parto: l’ostetrica propone quelle più favorevoli alla progressione del parto e al contenimento del
dolore e invita la donna a scegliere quelle per lei più confortevoli. In generale sono sconsigliate le posizioni sdraiate e supine. La possibilità di muoversi e la posizione eretta durante il periodo dilatante e quella accovacciata/carponi durante il periodo espulsivo, sembrano quelle in grado di ridurre la durata del travaglio e garantire un maggiore benessere in quanto possono facilitare la rotazione e la discesa del neonato e ridurre il dolore della mamma.
Le posizioni consigliate presentano inoltre altri vantaggi teorici, quali:
• miglior utilizzo della forza di gravità che favorisce la discesa del bambino
• miglior posizionamento del bambino per il passaggio nel canale del parto
• contrazioni uterine più efficaci per la dilatazione del collo uterino e riduzione della durata del periodo dilatante del travaglio
• riduzione della durata del periodo espulsivo (anche se meno significativa rispetto alla riduzione del periodo dilatante)
• meno dolore
• minori richieste di analgesia
• minor rischio di compressione dei vasi sanguigni materni che portano il sangue alla placenta
• minor rischio di essere sottoposte a episiotomia (incisione chirurgica di vagina e perineo praticata per ampliare lo spazio vaginale durante il periodo espulsivo, al fine di accelerare il parto)
Stile di accoglienza al neonato
Il benessere del neonato e la qualità della sua vita futura dipendono anche dallo stile di accoglienza che avrà sperimentato al momento della nascita.
Il bambino, fin dal periodo fetale, ha delle competenze e delle capacità ed è perciò sensibile agli stimoli dell’ambiente in cui si svolgono il travaglio e il parto: suoni, voci, rumori, luci, manipolazioni, posizioni materne, temperatura, odori. L’intimità e la calma dell’ambiente alla nascita facilitano il benessere fisico ed emotivo e offrono al neonato le occasioni di contatto e di “riconoscimento” della mamma. Le prime esperienze di relazione del neonato sono molto importanti per tutte le sue future conquiste.
Il primo obiettivo dell’accoglienza al neonato è quello di verificare se il piccolo ha bisogno solo delle cure della sua mamma oppure se ha bisogno anche di cure mediche. Pertanto è importante che al momento della nascita si conosca la storia della gravidanza, l’andamento del travaglio e del parto e la modalità di adattamento alla vita fuori dall’utero (inizio della respirazione, colorito della pelle, frequenza dei battiti del cuore). Quando l’adattamento avviene senza problemi la mamma e il bambino devono poter continuare il loro stretto contatto, senza interruzioni, in modo naturale.
Fin dalle prime ore di vita la natura offre condizioni ottimali per favorire l’attaccamento tra mamma e bambino e il benessere di entrambi. Il neonato si guarda intorno con gli occhi spalancati, gira la testa al suono della voce umana, il viso di chi lo circonda lo attrae più che un oggetto inanimato; la distanza a cui il neonato vede meglio è dai 20 ai 30 centimetri che equivale alla distanza tra i suoi occhi e quelli della mamma quando è in braccio o al seno. Il contatto pelle-pelle con la mamma lo riscalda nel modo migliore e, insieme con la suzione precoce al seno, aumenta nella mamma gli ormoni che le danno tranquillità e le fanno risparmiare energie; la lontananza e l’assenza di suzione producono invece gli ormoni dello “stress”, dell’allarme e del consumo di energie.
In caso di parto cesareo, se l’anestesia materna non è generale, è possibile, con l’aiuto degli operatori presenti alla nascita, non allontanare il bambino dalla mamma, permettendo loro di ritrovarsi immediatamente a contatto, anche se talvolta il bambino può avere delle reazioni più lente.
Rooming in (in camera con)
All’uscita dalla sala parto, per favorire la continuazione della loro strettissima relazione, la mamma e il bambino dovrebbero rimanere nella stessa camera, sia in caso di parto spontaneo, sia in casodi taglio cesareo. Questo consente alla mamma di imparare a riconoscere le richieste del neonato e a rispondere ad esse in tempi e modi adeguati, rassicurandola sulle proprie competenze materne e abituandola a riposarsi mentre il bambino dorme.
Le cure quotidiane per il neonato sano sono molto semplici e richiedono soprattutto disponibilità verso il suo ritmo di vita. La giornata è scandita da numerosi periodi di sonno alternati da richieste di cibo e di coccole. Alla nascita non si osservano differenze nella durata dei periodi di sonno o di veglia diurni rispetto a quelli notturni. Solo con il passare delle settimane i periodi di sonno diventeranno più lunghi durante la notte, intervallati dalle poppate notturne, che sono particolarmente importanti perché più ricche di nutrienti.
Gradualmente mamma e bambino troveranno un loro armonico equilibrio di vita: è importante che la mamma conceda ad entrambi il tempo necessario e non si giudichi subito inadeguata alla situazione.
“Le mamme sane si orientano nel loro compito di madri durante gli ultimi mesi di gravidanza, riuscendo a mettersi nei panni del bambino, sviluppando una straordinaria capacità di identificarsi con lui e ciò le rende capaci di far fronte ai bisogni del neonato in modo assolutamente unico e che nessun insegnamento potrebbe uguagliare” (Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese, che ha condotto approfonditi studi sulla relazione mamma-neonato).
Il luogo migliore dove sviluppare il rapporto mamma-bambino-famiglia è certamente la loro casa.
Generalmente, se mamma e bambino stanno bene, la dimissione viene proposta già dopo 48-72 ore in caso di parto spontaneo e dopo 3-5 giorni in caso di taglio cesareo. Esigenze personali di anticipazione/ ritardo del rientro a casa, non dipendenti da ragioni cliniche, possono essere valutate caso per caso.
Il rientro a casa è un momento che richiede un po’ di organizzazione per il trasporto sicuro* del neonato, per la scelta dei tempi e per un’accoglienza a casa che sia intima e tranquilla per mamma e bambino.
Allattamento
L’allattamento al seno è la naturale continuazione della nutrizione che la mamma ha assicurato al piccolo attraverso la placenta in tutti i mesi della gravidanza.
Durante la gravidanza e il travaglio-parto il corpo materno si prepara all’allattamento attraverso numerosi cambiamenti che portano la ghiandola mammaria ad essere pronta e il corpo materno ad accumulare le scorte per la produzione del latte. Nel momento in cui il bambino inizia a succhiare la ghiandola dà l’avvio alla produzione del latte. La natura ha dotato il piccolo dell’istinto che lo guida a raggiungere il seno materno: gli ormoni del parto aumentano il calore della zona mammaria e il suo olfatto lo orienta verso il seno; se posto sul corpo della mamma immediatamente dopo la nascita, il neonato si dirige verso il capezzolo, lo prende in bocca e inizia a succhiare.
Sapere quanto la natura ha programmato per la nascita permette alla mamma e agli operatori di organizzare l’assistenza ai primi momenti e ai primi giorni di vita del bambino in modo da non interferire con il normale avvio dell’allattamento. Una volta iniziato, le ripetute suzioni del bambino regoleranno la quantità di latte prodotto a ogni poppata e la qualità del latte, in particolare la concentrazione dei grassi.
Ogni donna che lo desidera può allattare al seno. Su 100 donne, solo 2 o 3 non possono allattare a causa di qualche grave malattia fisica o psichica.
Il seno può avere molte forme e molte misure che sono tutte adeguate alla produzione del latte; anche seni piccoli funzionano benissimo.
Allattamento al seno esclusivo per almeno 6 mesi
Perchè sì:
• perché il latte materno è buono, nutriente, sempre disponibile ed è l’alimento più digeribile
• è sempre fresco, pulito, alla giusta temperatura
• ha la composizione ideale di sostanze nutritive: proteine, zuccheri, grassi, vitamine, ferro, anticorpi
• contiene i “fattori di crescita” specifici per la maturazione degli organi del bambino
• i grassi contenuti sono quelli appropriati per lo sviluppo del cervello
• difende contro le infezioni più diffuse nell’ambiente in cui vivrà il bambino (i bambini allattati artificialmente hanno più infezioni respiratorie, gastrointestinali, delle vie urinarie, più otiti, più meningiti)
• aumenta la risposta alle vaccinazioni
• riduce il rischio di morte in culla, di diabete infantile, di problemi ortodontici e carie da biberon
• protegge da alcune malattie dell’età adulta: ipertensione, obesità, malattie cardio-vascolari, diabete, tumori e malattie croniche intestinali
• permette pasti più comodi di notte e in viaggio
• è un risparmio per l’economia della famiglia
Vantaggi per la mamma:
• minore rischio di emorragia post parto
• più veloce recupero fisico dopo il parto
• minori rischi di cancro al seno e alla ovaie
• maggior facilità nel legame con il bambino
• minore frequenza di depressione post parto
• minor incidenza di osteoporosi
Perchè no:
Le controindicazioni cliniche permanenti all’allattamento al seno sono molto rare.
Per le donne che si trovano in queste situazioni la Regione Piemonte ha stabilito la fornitura gratuita del latte artificiale fino a 6 mesi.
Talvolta si rinuncia ad allattare al seno per la paura di incontrare difficoltà (es. dolore al capezzolo, ingorgo mammario, mastite, poco latte, ripresa precoce del lavoro, ecc.).
È utile sapere che tutti i problemi sopra citati si possono facilmente prevenire: ponendo il bambino al seno il più precocemente possibile dopo il parto, assicurandosi che abbia una presa corretta dell’areola mammaria, seguendo i ritmi spontanei del piccolo senza alcuna imposizione di orari (soprattutto all’inizio), e chiedendo l’aiuto del personale di assistenza in ospedale, rivolgendosi sul territorio ai Punti di sostegno per l’allattamento al seno e partecipando a gruppi di auto-mutuo-aiuto con altre mamme.
Donazione del sangue cordonale
Il sangue del cordone ombelicale contiene cellule staminali, del tutto simili a quelle contenute nel midollo osseo, dalle quali hanno origine i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine. Per queste loro caratteristiche possono essere utilizzate per curare diverse malattie del sangue, come leucemie e linfomi. Il trapianto di cellule staminali contenute nel sangue di cordone ombelicale è una valida alternativa al più noto trapianto di cellule del midollo osseo, rispetto al quale presenta alcuni vantaggi per chi riceve il trapianto (minor rischio di rigetto, pronta disponibilità delle cellule) e nessuno svantaggio per chi lo dona: la procedura, infatti, è innocua e indolore per la mamma e per il neonato. Il sangue viene raccolto in una sacca sterile subito dopo la nascita, una volta che il cordone è stato reciso, sia in caso di parto vaginale sia in caso di parto con taglio cesareo. Se il sangue cordonale non viene donato, è destinato ad essere eliminato.
Donare il sangue cordonale significa contribuire alla possibilità di cure salvavita e alla ricerca nel campo delle malattie del sangue. La donazione definita allogenica o solidaristica, cioè fatta per curare una persona diversa da quella che dona, è volontaria. Nessun costo, in nessuna delle fasi, sarà a carico della madre donatrice e dei familiari.
Per donare il sangue del cordone ombelicale è sufficiente:
• esprimere la volontà alla donazione sottoscrivendo un modulo di consenso che si può trovare negli ambulatori, nelle sedi dei corsi di accompagnamento alla nascita, ed anche sul sito http://www.oirmsantanna.piemonte.it/site/banca-sangue-placentare.html nella sezione dedicata alla Banca Sangue Placentare.
• per accertare l’idoneità alla donazione la madre dovrà compilare l’apposito modulo anamnestico, che dovrà essere verificato e firmato da un operatore sanitario nel corso dell’ultimo Bilancio di Salute. Tale modulo dovrà essere portato con sé al momento del ricovero per il parto.
• sottoporsi ad esami di controllo al momento del parto e dopo 6-12 mesi (per raccogliere informazioni sulle condizioni di salute di mamma e figlio non note al momento del parto).
• verrà anche richiesto un consenso alla raccolta dei dati sanitari personali e familiari per verificare l'assenza di malattie genetiche o infettive trasmissibili con il sangue.
Le principali controindicazioni alla donazione di sangue cordonale sono:
• storia familiare non nota (es: genitori che sono stati adottati)
• malattie genetiche o congenite
• malattie immunologiche
• trapianto di organi
• presenza di infezioni trasmissibili con il sangue (HBV, HCV e HIV etc…)
• neoplasie
• durata della gravidanza inferiore a 37 settimane
• malformazioni del neonato
• rottura delle membrane superiore alla 12 ore (se non è stata eseguita la corretta profilassi antibiotica)
• tampone vaginale e tampone rettale positivi (se non è stata eseguita la corretta profilassi antibiotica)
• stato febbrile nella madre
• anomalie del cordone
Il prelievo di sangue cordonale insieme con il prelievo di sangue materno sono sottoposti ad esami per escludere infezioni che controindicano l'utilizzo del sangue raccolto. La Banca Regionale valuterà il volume di sangue donato, il numero di cellule staminali contenute e gli esami virologici. Se il sangue raccolto (= unità di sangue) sarà giudicato idoneo la Banca conserverà il sangue a -196°C inviando i dati al Registro Italiano (che raccoglie in Italia al 2012 oltre 34.000 unità, 1125 unità rilasciate per trapianto). Il Registro Italiano è a sua volta in collegamento con il Registro Mondiale, in cui i Centri Trapianto possono cercare un’unità compatibile per un bambino o un adulto affetto da una malattia curabile con il trapianto di cellule staminali.
In Piemonte la Banca Regionale ha sede presso l’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino – Presidi Ospedalieri OIRM-Sant’Anna (tel. 011.313 5568 – 011 313 1811).
Nel caso di familiari (fratelli e/o genitori del nascituro) affetti da malattie curabili con cellule staminali di cordone ombelicale, è autorizzata la conservazione nelle Banche pubbliche del sangue cordonale per uso familiare (donazione dedicata).
All’interno del Presidio Ospedaliero Sant’Anna è presente la Sede operativa di A.D.I.S.C.O. – Sezione Piemonte. L’Associazione Donatrici Italiane di Sangue Cordone Ombelicale è una Onlus che ha come obiettivo la diffusione della cultura della donazione del sangue cordonale e il sostegno alla ricerca scientifica in tale campo. Per qualsiasi informazione è possibile rivolgersi al personale ostetrico o medico dedicato alla raccolta solidaristica di sangue cordonale tel. 011.3131512 o agli operatori della Sede Operativa ADISCO Sez. Piemonte tel. 011.3134716, www.adisco.it. In Italia non è permessa la conservazione autologa (quando si vuole conservare il sangue cordonale nell’ipotesi teorica che nel corso della vita il neonato possa sviluppare una malattia curabile con le proprie cellule staminali) in quanto la sua efficacia non è dimostrata e quindi non è riconosciuta come appropriata.
Scelte per il parto
Frequentemente, nel corso della gravidanza, i pensieri della donna, della coppia, si proiettano al momento del parto, a quando la mamma incontrerà il suo bambino. Tali pensieri sono normalmente carichi di aspettative e di timori.
In occasione del Bilancio di Salute a 36-37 settimane di gravidanza, insieme con l’operatore del Punto Nascita scelto per il parto, è utile discutere di quanto ci si aspetta per quell’importante momento.
È evidente che tali scelte devono essere comunque considerate con flessibilità da parte della donna poiché, qualora le condizioni clinico-assistenziali uscissero dal decorso fisiologico, potrà essere necessario un tipo di assistenza addizionale non sempre compatibile con tutti i tipi di scelte.
Talune richieste particolari, non ancora supportate da prove di efficacia, in assenza di condizioni organizzative o in contrasto con norme e principi vigenti, potrebbero non essere soddisfatte. Si suggerisce di discuterne preventivamente la fattibilità con il Punto Nascita prescelto.
Progetto ninfea
Tra le scelte possibili, non strettamente legate al momento del parto, vi è anche quella di partecipare alla realizzazione di un progetto scientifico europeo (Progetto Ninfea). Il progetto ha lo scopo di migliorare la conoscenza dei fattori responsabili di malattie e di complicanze della gravidanza e di studiare i problemi legati alla nascita e al periodo infantile. È uno studio epidemiologico che analizza gli effetti dell’ambiente sulla salute della mamma e del suo bambino. Per svolgere questa ricerca è necessaria la collaborazione volontaria di donne in gravidanza disposte a compilare alcuni questionari on line. Partecipando a questo studio si può contribuire con un po’ del proprio tempo (quello necessario alla compilazione dei questionari) al progresso delle conoscenze mediche. Queste nuove conoscenze si potranno tradurre in futuro in azioni concrete di prevenzione per migliorare la salute delle mamme e dei bambini.
I sanitari, i politici e gli amministratori hanno bisogno di solide evidenze per sviluppare interventi efficaci per la salute del singolo e per introdurre i cambiamenti favorenti la salute collettiva nelle loro linee di intervento politico (per la casa, per il lavoro, per l’ambiente, ecc). Collaborando al progetto si accresceranno le conoscenze per l’intera società.
Per ulteriori approfondimenti:
www.progettoninfea.it
tel. +39 011 6336970
e-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.